Attualità
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CYBER-ARTE
Le irresistibili
avventure
di MaoDonald's
Kenneth Tin-Kin Hung disegna sulla rete come un graffitista lo fa sui
muri delle città. Per contestare la globalizzazione. E il suo eroe
preferito è un Grande Timoniere goloso di fast food
di Lorenza Pignatti
Se navigate nel mare magnum di Internet, potreste trovarvi
su una delle splash page (le pagine di apertura ricche di elementi grafici
o messaggi pubblicitari) di Kenneth Tin-Kin Hung. Difficilmente rimarrete
indifferenti: nessun testo o link, nessuna spiegazione del contenuto.
Solo immagini. Perché Hung usa Internet come un graffitista usa
i muri e si serve dei pixel elettronici come fossero bombolette spray.
Il vantaggio è che la Rete, in più, permette di creare pagine
animate. Sound designer, fotografo, performer e net artist, Kenneth Tin-Kin
Hung ha solo 26 anni, è nato a Hong Kong, da tempo vive a San Francisco
e ha vinto la menzione onoraria all'ultima edizione del Prix Ars Electronica,
appuntamento annuale che si svolge sulle rive del Danubio, a Linz. I suoi
riferimenti vengono dal mondo dei fumetti, dei manga e della letteratura
cyberpunk. I suoi siti web sono composti unicamente da splash page, fatte
di confusi collage di immagini. Virtuosismo barocco, giovanilistico anticonformismo
verso le regole della comunicazione elettronica? Molto di più:
l'obiettivo di Hung è mettere in dubbio alcuni luoghi comuni che
caratterizzano la comunicazione digitale. I suoi progetti web si contrappongono
ai tanti portali presenti in Rete, caratterizzati da una grande quantità
di link (da 40 a 80 in una sola pagina) e da un vasto numero di visitatori
e inserzionisti pubblicitari. In altre parole, Hung ha individuato in
Internet il medium ideale per la sperimentazione ma allo stesso tempo
si oppone al suo uso commerciale. Quindi cerca nuove forme di comunicazione,
critiche su alcuni fenomeni della società contemporanea. In questo
somiglia a molti altri giovani net-artist, che riflettono sulle presenze
più importanti e più influenti sul mondo politico e dei
mass-media, a cominciare dalle multinazionali. Lo testimoniano il sito
di ®™ark (www.rtmark.com), opera di una pattuglia di net-artist
che simula i codici linguistici delle corporation per contrastarne l'operato,
oppure l'iniziativa del gruppo Irational (www.irational. org), attiva
nella divulgazione e nello sviluppo di "informazione irrazionale"
in più ambiti, dalle biotecnologie alle reti di comunicazione.
Il caso più clamoroso resta però quello di Etoy (www.etoy.com):
la corporation americana di giocattoli EToys nel 1999 si era appropriata
del suo dominio, sul quale lavorava da 6 anni. Ma Etoy ha vinto la battaglia
legale contro l'azienda, raggiungendo una notorietà internazionale
e sensibilizzando l'opinione pubblica sui suoi temi. Kenneth Tin-Kin Hung,
il rischio di una guerra legale per la proprietà del suo indirizzo
elettronico non lo correrrà mai: se n'é scelto uno quasi
impossibile, www.111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111.com,
tanto per mettere subito in chiaro che non punta al visitatore occasionale
o casuale (anche se poi, probabilmente per buon cuore, ha fatto in modo
che quei sessanta "1" si possano anche scrivere, abbreviando
la fatica, www. 60x1.com). Il premio, per chi ci arriva, è una
psichedelica galleria di immagini e personaggi del mondo contemporaneo,
manipolati e trasformati al punto da acquisire nuove identità.
Nascono così divertenti figure ibride come MaoDonald's, PacMao,
MaoBuddha, ripetute in modo seriale e un po' ossessivo, nelle splash page.
"Mao è l'ultima icona carismatica della Cina", spiega
l'artista. "Nei miei frequenti viaggi in quel grande Paese, rimango
sempre molto colpito da quanto poco o nulla sia rimasto del suo passato.
L'appropriazione dei modelli della società capitalistica occidentale
ha trasformato Mao Tse Tung in un'icona pop da raffigurare su gadget di
ogni tipo, dagli accendini alle penne, dai braccialetti ai bottoni. A
volte, in alcune zone della Cina, lo si trova persino raffigurato nella
tipica posa del Buddha, venduto in negozi e bancarelle come una sorta
di portafortuna. Così la mia serie di splash page su Mao celebra
l'entrata della Cina nel Wto (World Trade Organization). E per riassumere
questa morfogenesi ho realizzato MaoDonald, in cui il grande leader del
comunismo è divenuto tutt'uno con una delle multinazionali più
conosciute del mondo". E cosa rappresentano, invece, Sharon e Arafat,
reinterpretati secondo l'iconografia dei cartoon? "In questo caso
ho creato alcuni readymade, servendomi di fumetti e disegni animati. Sharon
ha assunto le forme di un Transformer, chiamato non a caso Optimus Prime
Minister. Questo personaggio possiede le armi più avanzate e pericolose,
e combatte sempre dalla parte del giusto. È infatti questo il modo
in cui la stampa e i media americani presentano il conflitto in Medio
Oriente: a mio avviso, in modo molto unilaterale. Arafat diventa invece
Godzilla, ma quello dei film giapponesi, non di quelli americani, il cui
pubblico è troppo abituato ai prodigi dei supereroi per comprenderne
la complessità. Godzilla viene visto come un'entità negativa
che vuole distruggere il mondo: così non mi riferisco unicamente
ad Arafat, ma a tutto il popolo palestinese, che i media statunitensi
descrivono come suicidi terroristi. Inoltre Godzilla non possiede armi,
e combatte spesso con le proprie mani, un'altra forte analogia con l'Intifada
mediorientale". L'immaginario graffitista di Hung è composto
da altri personaggi elettronici, come Supergreg, testimonial digitale
dei jeans americani Lee-Dungarees, o Asian Prince, una rockstar vietnamita
molto popolare in Oriente negli anni Settanta, di cui il net artist si
è appropriato attribuendogli nuove e diverse identità. Nonostante
sia il cyberspazio il luogo deputato ad accogliere questi personaggi,
non mancano le incursioni nello spazio tridimensionale: a novembre Hung
parteciperà, con una sua esibizione live, al Festival "Visual
and Performing", nella Bay Area No.3 di San Francisco.
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